Roccalvecce

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 In questo secondo episodio ci troviamo a Roccalvecce, un piccolo paese della Tuscia Viterbese, dove incontriamo Giovangiorgio Costaguti che circa tredici anni prese la decisione di trasferirsi a Roccalvecce e trasformare l’antico Castello della sua famiglia in uno splendido albergo diffuso. Castello Costaguti, similmente a Palazzo Orsini di Bomarzo, si erge con la sua grande ed elegante mole, sul paese di Roccalvecce dominando sulla verde vallata che lo circonda creando uno scenario quasi fiabesco.

Da Castello Costaguti è visibile anche il paese di Sant’Angelo “Paese della Fiabe” reso celebre dalla riqualificazione avvenuta negli ultimi anni attraverso la decorazione con pitture murarie delle facciate dei palazzi di figure e temi fiabeschi. L’antico borgo di Celleno, Roccalvecce con il suo Castello Costaguti e Sant’Angelo, immersi in una natura incontaminata della vallata, insieme creano pertanto un vero e proprio percorso da favola. L’abitato di Roccalvecce, vanta di un’antichissima origine etrusca e diverse sono le testimonianze funerarie attestate negli immediati dintorni (Tombe Etrusche del VIII e VII a.C.), successivamente durante l’Impero Romano venne eretto un Castrum Romanum dove ora si trovano le fondamenta del Castello. 

 Il primo castello venne eretto verso il 1200 e fu di proprietà di vari signori locali, tra cui il condottiero Ponzio della nobile famiglia dei Monaldeschi di Bagnorea (Bagnoregio). Verso la fine del 400 appartenne ai Colonna e ai Chigi per poi passare ad Alberto Baglioni nel 1555 ed infine essere venduto nella seconda metà del 1600 alla famiglia Costaguti. L’origine del nome Roccalvecce, secondo le fonti deriva da “Rocca del Veccio”, ossia il nome del condottiero che nel 1300 aveva edificato una prima forma di fortezza con torre d’avvistamento e confine fortificato tra la Repubblica di Siena e lo Stato Pontificio spesso in conflitto. Dal 1400 Roccalvecce divenne definitivamente proprietà dello Stato di San Pietro rimanendo però ancora un punto strategico fondamentale di confine con la Repubblica di Siena e pertanto stazione di guardia per i gendarmi pontifici svizzeri (le guardie svizzere) che avrebbe, secondo alcune fonti, dato origine al nome “Rocca Helvetica” divenuta poi “Roccalvecce”. L’elegante piano nobile, da cui ancora oggi si accede alla struttura del castello, fu costruito al di sopra dell’antico castello medievale nel 1600, periodo di massimo splendore per la famiglia Costaguti, che pertanto decise di far decorare i numerosi ambienti dai migliori artisti operanti a Roma (Guido Reni, Domenico Zampieri detto Il Domenichino, Giovanni Lanfranco e Giovanni Francesco Barbieri detto il Guercino, soltanto per citarne alcuni). In seguito i Costaguti furono insigniti da Papa Innocenzo X del titolo di “Marchesi di Baldacchino”, onorificenza riservata a pochissime famiglie nobili romane e che, ancora oggi, è testimoniata dalla presenza del grande baldacchino posto nel salone d’ingresso del Castello di Roccalvecce La definizione indica il privilegio di tenere all’interno della propria residenza un baldacchino rosso con poltrona dorata per ricevere il Sommo Pontefice e altresì l’onore di tenere le aste che sorreggevano il baldacchino papale durante le cerimonie.